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«Due amici, Cesare e Ilario, percorrono, con linguaggi diversi, gli stessi itinerari dell'immaginazione, i sentieri e le strade della classicità che conducono al mito: non per semplice curiosità intellettuale, o per vezzo accademico, ma perché entrambi avvertono nel mito uno strumento sottile e profondo, perennemente acuminato, per decifrare la storia, per "saperne di più" sulla nostra epoca, sull'animo umano e su se stessi. Dunque, per raccontarsi.» (Vittorio D'Augusta)